Dal 29 maggio Anna e Silvia, sottoposte ad un’ennesima forzatura di un regime già di Alta Sicurezza nel carcere de L’Aquila sovrastato dal 41bis, hanno dichiarato sciopero della fame. Seguite da altri 5 compagni a Tolmezzo e Ferrara. Oggi siamo qui in loro sostegno, e più in generale in continuità alla campagna contro questa TORTURA DI STATO, campagna che da anni si articola in vari interventi. Va infatti ricordato che Nadia Lioce e altri due militanti delle BR-PCC vivono questa condizione da 15 anni. Mentre un’altra ventina di militanti BR, in carcere da ben 37 anni, vivono nelle sezioni di Alta Sicurezza, il gradino immediatamente sottostante al 41bis.
Da mesi si susseguono mobilitazioni contro la repressione sociale. Repressione che è una costante degli ultimi governi ma che diventa sfacciata con questa coalizione fascio-razzista, con decreti governativi che creano uno stato di segregazione per i proletari immigrati e che legittima la violenza nei loro confronti. Le cronache sono ormai piene di queste aggressioni, ma che sono solo una parte di tutto un sistema di repressione che punta a rompere la resistenza e la solidarietà. Così nei decreti “sicurezza” si criminalizzano picchetti di sciopero e blocchi stradali, resistenza agli sfratti e occupazioni di case. A dimostrazione che, attraverso la canea razzista, si punta ad attaccare tutto il movimento operaio e sociale. È un filo nero, di classe, che lega (appunto) queste varie forme e strumenti repressivi. Dallo sgombero dell’Asilo Occupato di Torino, agli arresti di Trento e dintorni, una ventina di compagne/i anarchiche/i, di varie città, ne subiscono l’applicazione. Fino a quello più aberrante, il regime 41bis. Da sottolineare che sono imputati di azioni di lotta, anche (giustamente) violente, in relazione alla solidarietà, alla resistenza dei migranti segregati nei CPR, o per impedirne il rinvio nei lager libici. Cioè lotta e umanità diventano reati, e lo stigma del “terrorismo” plana come massima condanna.
Guerra esterna e guerra interna, ecco come si può spiegare la terribile involuzione di questi anni, e la degenerazione razzista come mobilitazione reazionaria a loro sostegno. Ed ecco come noi possiamo, al contrario, concepire la lotta: un fronte unito del proletariato oltre le frontiere. La solidarietà, dal mondo del lavoro alla resistenza contro la repressione, con chi viene incarcerato a causa della lotta o perché segregato nell’illegalità della condizione migrante, la solidarietà è la nostra base fondamentale.
In questo senso la lotta contro il 41bis, contro i regimi carcerari speciali, fino ai lager per i migranti, è un’unica lotta. SVILUPPIAMO SOLIDARIETA’ E INTERNAZIONALISMO. FRONTE UNITO PROLETARIO, LOTTA DI CLASSE PER LA RIVOLUZIONE.
(da un volantino del Soccorso Rosso Internazionale, 19 giugno 2019)