Stiamo attraversando un periodo nel quale la necessità di riaffermare le verità storiche che la Resistenza ci ha consegnato significa non solo controbattere il revisionismo storico borghese ma anche opporsi a quella deriva di sfruttamento e repressione che caratterizza la nostra epoca. La controversia dei giorni passati sull’attentato di via Rasella del 23 marzo 1944, la volontà di sminuire, di deridere l’azione della resistenza romana contro le forze di occupazione nazista, dimostrano come la memoria sia un campo di battaglia nel quale il potere usa le armi della rimozione e della criminalizzazione per sottrarre alle future generazioni quel ricordo collettivo che nutre le resistenze di oggi.
Via Rasella ci permette anche di riflettere sul contributo che le donne hanno dato alla Resistenza e alle lotte conseguenti. Otto anni fa è stato pubblicato Sebben che siamo donne di Paola Staccioli: uno sguardo ai movimenti che hanno caratterizzato gli anni Settanta e Ottanta attraverso la vita delle donne che vi hanno partecipato, e la cui memoria è stata cancellata. Le oltre 200 presentazioni del libro sono state fondamentali nel determinare la missione della Fondazione. Ci hanno insegnato che c’è sete per una conoscenza approfondita di quelle vite, che i binomi donne e rivoluzione, donne e militanza, donne e resistenza sono un potente motore di cambiamento.
Chi controlla la memoria, chi ha il diritto alla parola, alla narrazione? Sono questioni che agitano le acque non solo nel nostro paese. In particolare, nelle nazioni che hanno avuto un ruolo diretto nel commercio di donne e uomini africani, o ne hanno beneficiato, la revisione della memoria si è rivelata fondamentale per la costruzione di rapporti basati sulla solidarietà e sul rispetto dell’altro. Recuperare la nostra storia tramite la memoria è un atto di resistenza che ci permette di non perdere le dure lezioni imparate da chi ci ha preceduto. Come Fondazione La Rossa Primavera siamo convinti che in assenza di questo lavoro, sarà impossibile costruire il futuro.
La memoria è lotta non solo descrive un aspetto importante del lavoro della Fondazione – raccolta di documenti, testimonianze e memorie di coloro che hanno partecipato alle lotte nel nostro recente passato – ma indica per noi la strada da percorrere. Non a caso per la sua quarta festa, la Fondazione ha scelto di riproporre Italiani brava gente, per illuminare una pagina buia della nostra storia volutamente lasciata cadere nell’oblio. Affrontare il passato coloniale dell’Italia, le nostre responsabilità verso i paesi da noi occupati, è parte integrante di quel processo di solidarietà che è al centro del nostro lavoro.
In queste pagine abbiamo dato spazio a quelle lotte che sono al centro della resistenza odierna: dall’insorgenza di massa in Francia agli scioperi, modesti ma continui, in alcuni settori operai in Italia; dalla lotta per l’autodeterminazione del popolo palestinese e curdo, alla battaglia contro il 41bis in solidarietà con Alfredo Cospito. Sin dall’inizio del nostro lavoro, la questione dei detenuti e delle detenute politiche ha avuto un ruolo determinante. Non potrebbe che essere così. Molti di noi provengono da quella generazione che avendo avuto la temerarietà di sfidare il potere, di pensare che ribellarsi contro le ingiustizie sia un diritto, ne ha pagato le conseguenze.
Un anno fa abbiamo sollevato il fatto che dopo quaranta anni di carcerazione, lo stato teneva 16 militanti ancora in detenzione per il solo fatto di rifiutare di rinnegare la loro militanza rivoluzionaria. Nei dodici mesi passati nulla è cambiato. Anzi la campagna contro il 41bis ha sottolineato come questa classe politica sia incapace di affrontare la propria storia, e continui a mettere in campo una sola risposta, quella della repressione.
Lottare per allargare lo spazio politico, mettere in atto quel diritto alla ribellione ha un prezzo. Numerose le compagne e i compagni che negli ultimi mesi sono stati fermati, hanno dovuto affrontare processi, daspo e altre misure coercitive. Per questo i contributi che saranno raccolti durante la festa, andranno alla cassa di resistenza che si occupa di Alfredo Cospito e la campagna contro il 41bis.
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