Da qualche mese la nave saudita Bahri Jeddah viene boicottata nel suo trasporto di armamenti destinati al massacro della popolazione yemenita che resiste a quest’ennesima aggressione imperialista (la monarchia saudita è vassallo organico della catena USA-UE). Fra i porti di Le Havre, Marsiglia e Genova gli operai hanno gettato un po’ di sabbia negli ingranaggi della macchina assassina. Un’azione che, giustamente, solleva entusiasmo e solidarietà perché, con le parole del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali:
Siamo semplici lavoratori del porto di Genova ma proprio perché lavoratori, non possiamo che riconoscerci nei valori fondanti del movimento operaio: la fratellanza tra esseri umani, la solidarietà internazionale. Perché sappiamo bene, come lo sanno tutti, che quegli uomini e quelle donne in fuga e in cerca di speranza finiranno, in Italia come altrove, a fare i lavori più sfruttati e per quattro soldi, braccati, arricchendo proprio quelli che gridano ai 4 venti che non li vogliono e che “devono tornarsene al loro paese”.
Ebbene, loro vengono qui proprio perché i nostri governi hanno distrutto i loro paesi. Possiamo bloccare i porti, ma anche aprirli.
Dai tempi dell’invasione coloniale in Etiopia e Libia, fine 1800-inizi 1900, il movimento operaio ha saputo opporsi all’isterismo nazionalista e razzista con cui i padroni del mondo intruppano il popolino, trasformandolo in orde di sgherri coloniali (ieri come oggi..). Il movimento operaio seppe affermare, di contro, la fratellanza proletaria internazionale. Il sabotaggio e la resistenza alla partenza di armi e truppe ne sono state più volte la manifestazione concreta. Così pure in Francia e negli altri Paesi europei dove la parte cosciente del proletariato capiva che difendere gli ultimi fra gli oppressi significa anche difendere noi stessi qui: il nemico è comune e ce l’abbiamo in casa! Concorrenza e sopraffazione nazionalista sono armi dei padroni, solidarietà e internazionalismo rivoluzionario sono le nostre armi!
Porti aperti invece a migranti e rifugiati. Siamo tutti sfruttati, seppur a gradi ben diversi, da questo stesso sistema. Nella loro ferocia razzista, certi bianchi poveri non capiscono che danneggiano pure sé stessi, che la segregazione fatta agli ultimi arrivati trascina verso il basso anche loro. Umanità e dignità, libertà, si conquistano per tutti, non certo opprimendo altri. Insomma, porti aperti all’umanità e porti chiusi agli assassini imperialisti sono due facce della stessa lotta.
L’esempio dei portuali è un luminoso punto di riferimento su come affrontare la lotta di classe oggi.
Riportiamo questo manifesto apparso sui muri di Genova, per una lotta che continua e che va ampliata.